Evoluzionismo o
Creazionismo
ovvero
L'uomo e la cultura di
superficie
Articolo
tratto dal sito
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1. Necessità di
informarsi per capire la realtà
2. Le basi dei
processi scientifici
3. I due modelli
per lo studio delle origini
3a. Un modello
intermedio
4. Il modello
evoluzionista
5. Il modello
creazionista
6. Considerazioni
conclusive
1. Necessità
di informarsi per capire la realtà
Usando nel
titolo l'espressione "Luomo
e la cultura di superficie", sembrerebbe che si
tratti di unopera dedicata a delle produzioni
agricole. Solo che qui non si parla di coltura ma di cultura.
Il
riferimento è ovviamente alla superficialità che
spesso contraddistingue lapproccio
dellumana sensibilità nei riguardi delle cose
del mondo: appunto superficiale.
Questa
superficialità spesso non ci permette di vedere appieno
gli aspetti che ci circondano o, perlomeno, ci relega al
semplice ruolo di uomini soddisfatti rispetto a quello
che impariamo o ci dicono.
Ma la scienza, così come la fede,
non possono crescere (dentro e fuori di noi) se non
vengono continuamente messe in dubbio per poterle
meglio verificare, maturare, assimilare.
Ritornando
quindi al titolo principale, dobbiamo subito
denunciare una grave lacuna scientifica che ha
contraddistinto, soprattutto lultimo secolo,
che più che figlio di un illuminismo libero ed
incondizionato ci sembra più il
parto di una fede sconsiderata su una teoria
evoluzionistica, portata, per
certi versi, alle estreme conseguenze di una
impossibilità scientifica (e matematica).
Forse non
tutti sanno, per entrare nel cuore dellargomento,
che il
dibattito tra creazionismo ed evoluzionismo (che ha
contraddistinto soprattutto gli albori del modello
scientifico) non è mai stato superato e che, soprattutto
al giorno doggi, grazie alle
sempre maggiori conoscenze e scoperte scientifiche è
più che aperto.
Soprattutto è aperto il dibattito
tra affermazioni scientifiche e teorie.
2. Le basi dei
processi scientifici
Infatti
la discussione sulle origini non è scienza in senso
stretto. Ciò è dovuto al fatto che le
origini non si possono sottoporre a verifiche
sperimentali.
Quando la vita
iniziò, o quando i diversi tipi di organismi
cominciarono a esistere, non erano presenti
osservatori scientifici.
Inoltre questi
eventi non avvengono più nel mondo presente.
Perciò, dal punto di
vista scientifico, la soluzione del problema delle
origini è impossibile.
3. I due
modelli per lo studio delle origini
I
punti di vista filosofici dei biologi moderni
riguardo alle origini si possono ridurre a due:
la
dottrina dell'evoluzione e
la dottrina della creazione.
I primi
asseriscono che la vita e le sue varie forme siano
apparse gradualmente a causa di processi naturali
durante lunghi periodi di tempo.
I secondi ritengono che la vita nelle sue forme
principali abbia
avuto origine istantaneamente tramite atti
creativi del Creatore stesso. |
Sia gli evoluzionisti che i
creazionisti sono d'accordo sui fatti della biologia
presente.
Il disaccordo riguarda l'interpretazione dell'origine e
dei significati di questi fatti.
Gli
scienziati usano modelli per spiegare i fenomeni
della natura.
Ogni modello proposto viene valutato secondo la
sua efficienza: come
si inseriscono i dati disponibili nel modello
proposto per spiegare un determinato fenomeno?
Così anche i due
principali punti di vista riguardo alle origini possono
essere riassunti in un "modello
evoluzionista" e in un
"modello creazionista".
Il
modello che si adatta meglio ai dati disponibili
sarà anche il più efficiente e plausibile. |
3a. Un modello
intermedio
A
questo punto è utile ricordare che alcuni
ricercatori hanno proposto un modello che si situa a
metà tra quelli menzionati sopra, accettando sia l'evoluzione
che la creazione.
Questa posizione
può essere meglio compresa dopo una valutazione
dei due modelli basilari.
Ad ogni modo,
molti scienziati sia evoluzionisti sia
creazionisti rifiutano questa idea. |
L'evoluzionista
coerente afferma che se esistono processi
evoluzionistici sufficienti per spiegare i dati
che osserviamo in natura (e lui crede che
esistano), allora non vi è necessità di
ricorrere a processi creativi.
Il creazionista crede che sia necessario
postulare atti creativi per spiegare i dati della
natura, egli ritiene perciò che l'evoluzione non
sia necessaria.
I due modelli non sono conciliabili
se non a livello molto superficiale, poiché
rappresentano due punti di vista diametralmente opposti
delle origini.
4. Il modello
evoluzionista
Secondo
il modello evoluzionista i processi naturali
osservabili sono sufficienti per spiegare le origini
dell'universo e tutte le trasformazioni necessarie
per produrre l'immensa varietà e complessità
presente.
Malgrado
occasionali regressioni o limitati fallimenti, l'effetto
complessivo dei processi evolutivi è stato
quello di diversificazione e di aumento della
complessità a partire dalla semplicità
primordiale.
Secondo
questo modello, infatti, tutti i viventi sono imparentati
dalla comune discendenza (radice genealogica) e si sono
trasformati lentamente. Perciò
è possibile fare certe predizioni che possano servire
per giudicare la validità del modello:
Si dovrebbero poter osservare innumerevoli
somiglianze tra gli esseri viventi, a partire dalle
specie più semplici alle più complesse, senza che
vi siano discontinuità.
I processi che hanno dato origine a tutti gli esseri
dovrebbero, se osservati nel presente, produrre nuovi
esseri e una complessità sempre crescente delle
specie.
Se fosse possibile decifrare la storia della Terra,
si dovrebbe poter osservare che la varietà e la
complessità degli esseri viventi aumenta con il
passare del tempo.
Osservando i dati a nostra disposizione
notiamo che le predizioni menzionate sopra si
verificano solo in parte.
Confrontando diversi organismi osserviamo che
ci sono effettivamente molte somiglianze tra
di loro: per esempio nell'anatomia, nello
sviluppo embrionale, nella biochimica, nella
genetica, eccetera.
I dati a
nostra disposizione non dimostrano una
continuità di similitudini senza interruzioni
tra le diverse specie.
Ci sono - è vero
- delle congetture per spiegare l'esistenza delle
numerose discontinuità, ma
non sono sperimentabili scientificamente,
pertanto esse non offrono una spiegazione
plausibile a questa evidente mancanza nel modello
evoluzionista.
Lo
studio di vari processi biologici conferma la
previsione che molti cambiamenti avvengono
anche attualmente negli organismi viventi.
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È per esempio possibile
produrre nuove specie viventi mediante i meccanismi dell'ibridazione
(gli incroci), delle mutazioni indotte e della selezione.
Questi fenomeni possono avvenire in modo naturale o
artificiale.
Di nuovo, comunque, l'evidenza a
nostra disposizione non è completamente convincente,
poiché questi cambiamenti non
sono trasformazioni tendenti ad aumentare il livello di
organizzazione, come vorrebbe la
previsione.
Questi
cambiamenti possono essere suddivisi in due gruppi:
Variazioni relativamente limitate che conducono
semplicemente a nuove varianti di specie
esistenti
Mutazioni derivanti da cambiamenti casuali nel
DNA nelle cellule germinali, con conseguente
diminuzione dell'organizzazione dell'individuo, e
mai con il risultato di nuove caratteristiche
fisiche.
Questi due fenomeni possono esser
usati meglio per sostenere il principio della
conservazione e del decadimento piuttosto che
quello della formazione di nuove specie e dell'aumento
della complessità, come propone il modello
evoluzionista.
Molti scienziati
evoluzionisti affermano che attraverso lo studio
delle piccole variazioni si possa giungere a
comprendere la dinamica delle trasformazioni più
vaste, a livello di "specie", anche
se le osservazioni fatte fino ad oggi non
permettono di sostenere questa tesi.
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La
predizione che la complessità degli organismi sia
aumentata nel corso delle ere geologiche sembra a
prima vista confermata dai fossili.
La paleontologia offre
indubbiamente l'evidenza maggiore a sostegno dell'evoluzione.
Però tale evidenza è
seriamente indebolita da un ragionamento a circolo chiuso:
la scala delle ere
geologiche si basa sull'ipotesi che l'evoluzione abbia
avuto luogo.
È vero che
alcuni dati possono essere interpretati secondo un quadro
evoluzionista, però questa interpretazione non è per
niente conclusiva.
Certamente ognuno può credervi
con un atto di fede, ma allora bisogna onestamente
ammettere che non è più possibile chiamare "scienza"
l'evoluzione.
5. Il modello
creazionista
Il
postulato principale di questo modello è che nel
passato ci sia stato un periodo in cui tutte le cose
sono state create - cioè formate dal nulla - tramite
la potenza del Creatore.
Tutte le entità fisiche e biologiche furono
fatte perfette, ognuna con la sua specifica forma
e funzione.
Le forme biologiche viventi nel presente sono
conservate piuttosto che create.
I processi naturali attuali sono perciò processi
conservativi che servono a mantenere la
stabilità delle forme viventi, non processi
evolutivi.
Ciò
non significa che non siano possibili
variazioni o cambiamenti.
Al contrario: un importante postulato del
modello creazionista è che le entità
basilari, al momento della creazione,
contenevano un enorme potenziale di
variabilità.
Comunque
l'azione di queste mutazioni sarà sempre
limitata all'interno delle entità create
inizialmente.
Nel campo biologico, per esempio, possono
apparire rapidamente nuove varietà, ma
nessuna nuova specie di basilare.
Secondo
la versione biblica del modello creazionista,
qualche tempo dopo il periodo della creazione fu
introdotto il principio universale del
decadimento.
Infine avvenne una cataclismica alluvione
mondiale che cambiò radicalmente la faccia della
terra e la velocità di molti processi naturali.
Le
caratteristiche del modello creazionista menzionate
sopra vengono confermate dalla maggior parte dei
fenomeni naturali che osserviamo, dimostrando perciò
la validità del modello creazionista a livello
scientifico.
Dobbiamo però
ricordare che, con metodi scientifici, nessun modello
delle origini potrà mai essere completamente verificato.
I
due princìpi scientifici basilari, che sono anche
quelli più fermamente stabiliti, sono la PRIMA
e la SECONDA LEGGE DELLA TERMODINAMICA.
Queste due leggi sono
applicate a tutte le discipline scientifiche, senza
eccezione.
Esse possono venir
interpretate come predizioni confermate del modello
creazionista.
La
prima legge (conservazione
di massa-energia)
sostiene la predizione che, a partire dal
momento in cui l'universo fu creato e
completato, niente
viene più creato o annientato:
ogni cosa viene
conservata.
La
seconda legge della termodinamica (quella
della crescente entropia)
è pure essenzialmente una conferma della
legge universale del decadimento e della
morte postulata dalla versione biblica del
modello creazionista.
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La
stabilità delle "specie"
biologiche (le entità basilari) è sostenuta
senza eccezioni da tutti i dati osservati in
biologia.
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Perciò una popolazione di farfalle Biston
betularia può cambiare colore a causa del
contenuto di fuliggine nell'atmosfera e della
selezione naturale, ma rimarrà ancora una
popolazione di farfalle Biston betularia.
Mille generazioni successive di Drosophila
melanogaster possono essere esposte a radiazioni
e ad altri agenti mutogeni, producendo un ampio
spettro di mutanti, ma rimarranno sempre
Drosophila melanogaster.
Nel
modello creazionista vengono anche previste
ampie discontinuità tra le specie basilari,
poiché ogni specie è stata creata per un
determinato scopo, perciò avrà
strutture progettate appositamente in vista di quello
scopo.
D'altro
canto vengono anche previste
molte similarità, poiché è da
attendersi che quando funzioni
simili devono essere eseguite in ambienti simili,
anche per specie diverse, verranno
progettate strutture simili.
Per quel che concerne la paleontologia, è noto che
le discontinuità tra le diverse specie esistono sia
nei reperti fossili, sia nel mondo biologico presente.
Ci
sono molte specie estinte, così come vi sono
varietà estinte (ritrovate fossilizzate) di
specie attualmente ancora viventi. Ma nessuna
di queste può esser considerata come un anello
di transizione tra due entità biologiche diverse.
6. Considerazioni
conclusive
Malgrado
ciò, la maggioranza dei biologi moderni preferisce
adottare il punto di vista evoluzionista delle
origini quale spiegazione dei fatti della biologia.
In effetti molti sono talmente
fiduciosi in questa posizione da affermare che l'evoluzione
sia un fatto scientifico.
Ma quest'affermazione
non è mai stata provata, né potrà mai esserlo.
Oggi vi è anche un numero
notevole di biologi e altri scienziati convinti che
il modello creazionista sia più ragionevole e
soddisfacente per spiegare le origini.
Molti di questi uomini e donne sono membri della "
CREATION RESEARCH SOCIETY ",
un'organizzazione che raccoglie circa 500 scienziati
con almeno un dottorato in una disciplina scientifica.
La società si dedica alla ricerca e alla
pubblicazione di informazioni a sostegno del modello
creazionista.
Il numero preponderante
di evoluzionisti nel mondo scientifico ed educativo ha
però condotto a un monopolio delle opinioni
evoluzioniste nei moderni libri di testo.
Per questa ragione è necessario un
insegnamento che possa presentare semplicemente i fatti
della biologia senza alcun preconcetto per quanto
riguarda la loro interpretazione, oppure un insegnamento
nel quale vengono presentati i due modelli contrapposti
per l'interpretazione dei fatti.
Qui di seguito
riportiamo il collegamento al sito web di CREATION
RESEARCH SOCIETY
Precisiamo
che il presente articolo riporta semplicemente
contributi (presenti anche su internet) del
dibattito sulle due teorie senza voler entrare in
valutazioni personali.
Terre-del-sud
non ha pertanto una posizione ufficiale sull'argomento.
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